“Sulla cresta… del baratro: la spettacolare ascesa e caduta della Commodore” – di Brian Bagnall

Commodore venne fondata nel 1958 da Jack Tramiel come azienda produttrice di macchine da scrivere; successivamente diventò dapprima distributore di calcolatrici e poi anche produttore. Con l’acquisizione di MOS Technology la Commodore divenne di fatto anche fonderia di semiconduttori, e questo segnò una svolta, ma fu anche molto altro. Raggiunse l’apice della notorietà negli anni ‘80 del ventesimo secolo, periodo in cui registrò vendite da record con i suoi home computer.

Forse non conoscete il KIM-1 o il PET (che non sono home-computer), ma molto probabilmente vi sono familiari il VIC-20, il C64, il C128 e l’Amiga. Di questi, ma ne ho citati solo alcuni, ne furono venduti decine e decine di milioni di esemplari.

Praticamente ogni ragazzo nato a cavallo degli anni ’70 e ’80 sognava un home computer e nella maggioranza dei casi i Commodore erano l’oggetto del desiderio.

Il VIC-20, il “computer amico“, fu il primo della storia ad aver superato il milione di macchine vendute. Il C64, che è in assoluto il computer più venduto al mondo, superò la soglia di 20 milioni di pezzi (ma secondo alcune stime si valuta che ne furono prodotti fino a 30 milioni ).

Nonostante ciò, nell’aprile del 1994, Commodore cessò definitivamente le attività.

Cos’è successo? Com’è stato possibile? Ce lo racconta Brian Bagnall nel suo libro “On The Edge: The Spectacular Rise & Fall of Commodore” (edizione del 2007); io ne ho letto la versione italiana dal titolo “Sulla cresta… del baratro: la spettacolare ascesa e caduta della Commodore” (Apulia Retrocomputing, 2015).

E’ un testo affascinante che narra la storia di Commodore attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti. 562 pagine che ripercorrono, con gli occhi di chi l’ha vissuta, la storia di Jack Tramiel e della sua azienda, dei suoi prodotti e soprattutto le “avventure” dei suoi dipendenti tra gli alti e bassi della compagnia. Ne ho divorato ogni pagina.

dalla quarta di copertina:

La Commodore fu una delle sole aziende con la capacità di realizzare silicio, ed i risultati furono evidenti. Ebbe più creatività, più colore e più carattere della concorrenza.

Mentre la Apple e la IBM praticavano prezzi esorbitanti, la Commodore fu in grado di raggiungere le masse con computer a buon mercato pur restando redditizia. Il Commodore 64 lasciò un percorso di distruzione attraverso l’industria dei primi tempi, buttando fuori dal mercato dei computer la Tandy, la Texas Instruments, la Sinclair e la Atari e facendo molto male alla Apple e perfino alla IBM. Mentre le altre aziende ricevevano più copertura mediatica, la Commodore vendeva più computer.

Tuttavia la Commodore non ha mai raggiunto una posizione comoda. E’ sempre stata sull’orlo del successo accecante o del fallimento spaventoso. L’etereo fondatore della Commodore, Jack Tramiel, visse in bilico su quest’orlo, e si assicurò che anche i suoi impiegati vivessero li.

E’ un vero viaggio nel tempo attraverso mezzo secolo di storia dell’industria e della rivoluzione digitale che portò il computer nelle case. Leggendo il libro ho fatto parte di Commodore, ne ho vissuto le affascinanti storie, lo sviluppo dei prototipi, il marketing e le mostre al Consumer Electonics Show, le decisioni strategiche, gli entusiasmi e le frustrazioni dei dipendenti, i fasti e infine il declino. Mi sono sentito uno di loro. Ne ho tratto ispirazione e vi confesso che “quando” ha chiuso mi sono commosso.

E’ un bellissimo volume sul piano storico, culturale e umano, ma offre anche notevoli spunti di riflessione sotto il profilo industriale e manageriale. Leggetelo!

I protagonisti e i loro racconti

Il testo è frutto di oltre 44 ore di interviste ai protagonisti e raccoglie i racconti di ingegneri e direttori. Tra questi è impossibile non citare

  • Chuck Peddle: il papà del MOS 6502, del KIM-1, del PET,
  • Al Charpentier: il designer dei chip grafici VIC e VIC-II di Commodore
  • Robert “Bob” Yannes: progettista del chip sonoro SID, del MicroPET (prototipo del VIC-20) e del C64
  • Bil Herd: progettista di sistema del Plus/4 e C128
  • Irving Gould: uomo d’affari, azionista di maggioranza e presidente

Qualche chicca

Sono tanti gli aneddoti riportati nel libro e alcuni di essi sono delle vere e proprie “prelibatezze”. Una fra tante, Chuck Peddle ci racconta di come conobbe uno sbarbatello Steve Wozniak.

Woz era alla ricerca di un microprocessore per realizzare “un” suo computer ma la cifra a cui veniva venduto il Motorola 6800 (circa 300 dollari) era per lui inavvicinabile. Peddle si trovava a San Francisco per promuovere il MOS 6501 e il 6502 che venivano venduti alla incredibile cifra lancio di 25 dollari, l’unica che Woz poteva permettersi per il suo futuro Apple Computer! Fu così che Woz, attratto dal prezzo, si mise in fila fuori dalla camera di Peddle per acquistare il suo processore ed assistere a una dimostrazione di Chuck.

Chuck ci narra poi del suo “tour” in giro per gli USA per promuovere il 6502 nell’industria elettronica: aiutò varie aziende a integrare il processore nei propri progetti come flipper, fotocopiatrici, stampanti… Chuck aiutava tutti a sviluppare per il 6502! Mentre erano in visita ad Atari il suo direttore vendite gli disse:

“Ehi, ci sono dei ragazzi che stanno lavorando su una macchina nel loro garage e non sta funzionando. Abbiamo un sistema di sviluppo con noi, perciò perchè non ci andiamo e li aiutiamo?”

Si trattava proprio di Woz e Jobs… Ma il resto non ve lo svelo: leggetelo sul libro!

Riguardo la traduzione:

La traduzione in italiano purtroppo non fila proprio liscia: una scelta consapevole di Stefano Ferilli per mantenere il più possibile fedele il testo ai tanti racconti originali (a volte sgrammaticati e pieni di espressioni dialettali). Personalmente avrei preferito una traduzione anche un po’ meno letterale, a vantaggio della leggibilità, ma capisco la scelta.

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